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domenica 13 aprile 2008

Mondo senza fine



Non è facile condensare circa 1300 pagine in poche righe, quindi non ci proverò nemmeno.
Questo è il seguito, anche se solo geograficamente e storicamente, di "I pilastri della terra" scrisso circa venti anni prima, che io, ignaro di un seguito, ho letto giusto qualche mese fa per pura combinazione.
Generalmente non amo autori di romanzi bestseller, non particolarmente, ma questi per me fanno eccezione.
La storia è intensa, la trama è ricca, i personaggi sono tanti e diversi, anche se con tratti comuni dall'uno all'altro libro, se non altro per il ruolo che rappresentano.
In me suscita un fascino particolare l'ambientazione medievale ed il lavoro dei personaggi principali, costruttori, e la loro devozione alla passione che li accomuna.

Lo consiglio però solo a chi non si spaventa di fronte a tante pagine. La lettura non è pesante, ma il libro sì...

Vero come la finzione


Vero come la finzione (Stranger Than Fiction)
Regia: Marc Forster
Cast: Will Ferrell, Maggie Gyllenhaal, Dustin Hoffman, Queen Latifah, Emma Thompson, Tom Hulce, Tony Hale, Denise Hughes, Linda Hunt.

Un film molto interessante, non posso anticipare niente sulla trama, va visto.
Veramente bello.
Un unico neo, ma è solo un parere personale: io sono d'accordo con Giorgio Lopez (D. Hoffman) sul finale della storia. Sarebbero cambiate molte cose nel film che avrebbero avuto un sapore ed un potere diverso, cambiando solo gli ultimi minuti.
Quella era la direzione, ma il dibattito è sempre aperto.

voto 8

Déjà vu - Corsa contro il tempo



Déjà vu (2006)
Regia: Tony Scott
Cast: Denzel Washington: Doug Carlin, Paula Patton: Claire Kuchever, Val Kilmer: Andrew Pryzwarra, James Caviezel: Carroll Oerstadt, Adam Goldberg: Denny, Elden Henson: Gunnars, Erika Alexander: Shanti, Bruce Greenwood: Agente FBI Jack McCready

Strano film, sembra aprirsi come un normale thriller poliziesco americano alla ricerca di un fantomatico attentatore che uccide circa 500 persone a bordo di un traghetto. Così non è, o per meglio dire, l'ingrediente principale è quello, ma questo film è condito con una salsa leggermente diversa. Questo ingrediente particolare rende da un lato il film interessante e apre profonde meditazioni filosofiche, dall'altro evidenzia come, essendo materia altamente complicata, chi ha steso la trama non sia in grado di quadrare il cerchio. O almeno forse.
Il tema è la possibilità di interagire col tempo, più nello specifico di vedere il passato, fino a poterci viaggiare, addossando la possibilità alle teorie per cui spazio e tempo non siano altro che due manifestazioni diverse della stessa materia.
Curvando lo spazio è possibile avvicinare il passato ad oggi.
Il film sposta poi il tema sulla possibilità di modificare il passato e sulle implicazioni che tali modifiche hanno sul presente, o futuro, che di fatto potrebbe non esistere più.
La trama ha non pochi punti deboli in questo ambito.
Come giallo è invece interessante.
Il finale è un po' una farsa, non la risoluzione, della trama, intendo proprio il finale finale.
Il cerchio della storia può quadrare soltanto dando un'interpretazione che o è nascosta dagli autori, e in quel caso sarebbero dei geni, o non è stata presa in considerazione degli autori, e allora sarebbero degli stupidi: il viaggio nel passato non è unico, ma il protagonista torna ripetutamente indietro nel tempo, o almeno le sue manifestazioni, cioè quelle che sono vissute 4 giorni prima di lui, e, a tentativi, cerca di salvare la ragazza, riuscendo egli, che è il nostro presente, dove i suoi predecessori hanno fallito. Altrimenti l'ambulanza nel granaio, quando la trovano per la prima volta, non ha motivo di esistere.

Voto:
per il tema 8
per il giallo 7
per la trama 5

giovedì 10 aprile 2008

Io & Marley

Io & Marley di John Grogan

E’ evidente che la frequenza con la quale scriverò a proposito di libri letti sarà molto bassa. E’ più facile avere due ore per guardarsi un film piuttosto che tempo da dedicare alla lettura extra oltre al capitolino letto ogni sera prima di dormire (abitudine tra l’altra nuova che è già un passa avanti!).
Veniamo al libro.

Prima cosa lecita da chiedersi: chi è Marley? Dato che la copertina del libro è interamente riempita dal faccione simpatico di un labrador non è difficile dedurre che si tratta di un cane. Questo libro concretizza il suo ricordo che il padrone ha potuto condividere con moltissime altre persone. Bisogna tener presente che essendo un giornalista non c’è da lamentarsi sul tipo di scrittura.
Si parla della vita passata con questo grande amico da quando lui è un cucciolo a quando è il momento di lasciarlo andare. Ci sono tanti aneddoti divertenti dettati dal comportamento piuttosto irrequieto e particolare di questo cane. C’è però una netta differenza secondo me sulle sensazioni che un lettore che possiede un cane può provare rispetto a uno che non sa cosa vuol dire convivere con un esemplare di amico non uomo. Io capisco bene cosa si prova quando tornando a casa c’è questo piccoletto che sta tutto il giorno ad aspettarti che ti corre incontro e ti salta addosso facendoti capire quanto sia pieno di gioia questo momento per lui. Non c’è modo di far capire a chi non ha un cane quanto sia bello sentire il suo corpicino che si mette accanto a te per dormire con la certezza che sei lì con lui. Veglia su di te, ma ti chiede anche ti proteggerlo e di aiutarlo quando lui magari non può fare qualcosa da solo. Allora allunga per esempio una zampina e la sbatte più volte sulla ciotola dell’acqua vuota per dirti “Scusa io ho sete, ma più di questo non posso fare per avere dell’acqua!”. E quando corre felice e fiero in un bel prato fino a che non è così stanco da addormentarsi subito in macchina!
Mi piace citare questi pochi righi del libro:
“Era possibile per un cane, qualsiasi cane, ma soprattutto un pazzo cane incontrollabile come il nostro, indicare agli umani le cose che contavano realmente nella vita?Direi di sì. Lealtà. Coraggio. Devozione. Semplicità. Gioia. E le cose che non contano. A un cane non servono automobili lussuose o grandi case o vestiti di sartoria. Gli status symbol non significano niente per lui. Un bastone fradicio gli va altrettanto bene. Un cane giudica gli altri non dal colore, il credo o la classe ma da chi sono interiormente. A un cane non importa se sei ricco o povero, istruito o analfabeta, intelligente o stupido. Dagli il tuo cuore e lui ti darà il suo. Era molto semplice, eppure noi umani, così più saggi e più sofisticati, abbiamo sempre avuto difficoltà a immaginare quel che conta e non conta realmente.”

P.s. Stasera io e Ugo (il mio beagle) abbiamo saltato insieme sul divano per festeggiare la vittoria che ci ha portati in semifinale. Grande Fiorentina! Sempre e solo Forza Viola!